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Nel nome di Garibaldi
Autore:  Luigi Armandi
Editore: Letizia Editore
Codice ISBN: 978-8895520032
Pubblicazione: 01/12/2007
N° Pagine : 672
Formato: cm. 17x24
Lingua: Italiano
Illustrato:  Si - Colori:  No
Prezzo: € 30,00
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Questo libro di Luigi Armandi dedicato alla città di Arezzo, e alla provincia, nel Risorgimento, rappresenta soprattutto una sorta di immersione totale nelle vicende, negli uomini, nei luoghi e nella storia dell’Ottocento. Una storia ripercorsa attraverso centinaia e centinaia di documenti d’archivio, libri, opuscoli, lettere e fonti varie, tante e così abbondanti che l’autore per certi versi non è riuscito a contenerle in un’interpretazione complessiva. Naturalmente il fuoco di tutto il materiale, peraltro ben ordinato secondo una successione cronologica divisa in una decina di capitoli, è costituito dal Risorgimento. Anzi rappresenta quasi una difesa d’ufficio della città che prima con il «Viva Maria» del 1799 poi con la chiusura delle porte a Garibaldi in fuga da Roma nel 1849 sembrava essersi macchiata di lesa maestà alle magnifiche e progressive vicende risorgimentali. Per fortuna la storiografia più seria ha messo sotto una luce meno ideologica la vicenda delle insorgenze antifrancesi, che in un certo senso può rientrare nei contraddittori eventi che influenzarono le origini del Risorgimento Italiano e cioè gli albori della nascita di uno spirito nazionale e popolare venato di localismo, come scrisse lo stesso Mazzini a proposito della coeva rivolta sanfedista nel Mezzogiorno. Così come non si può giudicare il comportamento della città di Arezzo nel ’49 fuori del suo contesto. Non si deve dimenticare che al momento della fuga di Garibaldi da Roma in Toscana, dopo il colpo di stato della municipalità fiorentina, il governo provvisorio toscano in vista del ritorno di Leopoldo II non poteva certo favorire l’iniziativa politica garibaldina. In effetti era astratto e disperato il disegno di Garibaldi, in fuga dalla Repubblica Romana ormai sconfitto e braccato da truppe napoletane, francesi e austriache, di sollevare le popolazioni dell’Italia centrale e della Toscana e riaccendere la rivoluzione ormai sconfitta in Europa e sulla Penisola. Tanto è vero che da quella esperienza Garibaldi trasse la lezione che la rivoluzione era una faccenda seria e che la lotta poteva basarsi solo sull’apporto del popolo e dei volontari, ma aveva bisogno di un apporto di uno Stato e di un esercito in grado di alimentare e sostenere l’azione sia sul terreno interno che su quello internazionale. Per questo Garibaldi si staccò da Mazzini e per questo cominciò a pensare che senza la combinazione tra volontari e lo Stato piemontese con il suo esercito e il suo peso diplomatico sul quadro della politiche europee, lo scopo supremo dell’ indipendenza italiana non avrebbe avuto una possibilità concreta di realizzazione. Le parti più interessanti della ricerca di Armandi, come dicevamo incentrate sulle fonti e sui documenti, riguardano le generazioni di aretini che parteciparono alle diverse fasi e alle imprese del Risorgimento. Pregevole la ricerca prosopografica dei nomi e dei personaggi, i riflessi locali e la partecipazione al volontariato risorgimentale. Questo studio, poi, riveste un interesse specifico legato alla posizione di confine con lo Stato Pontificio che fece di Arezzo uno snodo cruciale di tante vicende del Risorgimento. Naturalmente rimane ancora da elaborare una interpretazione storiografica complessiva della Storia di Arezzo nel Risorgimento, sia in relazione al resto del Granducato, sia in relazione al contesto nazionale. Questo libro di Armandi può offrire una base documentaria importante per procedere in questa direzione. Zeffiro Ciuffoletti
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